Cib Unicobas

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PROCLAMATO IL BLOCCO DEGLI SCRUTINI NEL PERIODO FRA L’8 ED IL 18 GIUGNO.

Scrive Alesse, Presidente della Commissione di Garanzia sul diritto di sciopero: “…spero davvero che il ricorso allo strumento della precettazione resti solo un’opzione teorica, perché, in caso di blocco degli scrutini, sarebbe la via obbligata e doverosa per evitare la paralisi dei cicli conclusivi dei percorsi scolastici (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali)” (ANSA). Se il lancio d’agenzia è fedele, la dichiarazione è gravissima: il BLOCCO degli SCRUTINI è legale, se effettuato entro determinate regole, mentre il ‘garante’ lo DEMONIZZA in toto.

Inoltre, queste stesse regole perdono ogni senso di fronte ad una controparte DATORIALE completamente INADEMPIENTE (contratto bloccato dal 2006) e SORDA persino davanti ad uno sciopero plebiscitario che ha coinvolto almeno l’80% del personale della scuola, proclamato da tutte le OOSS. Ma una cosa è certa: Alesse non ci spaventa! La categoria risponderà con un blocco totale a partire dal primo giorno successivo al termine delle lezioni secondo i calendari regionali, e precisamente per i primi due giorni stabiliti dai singoli Istituti per gli scrutini e tutte le attività connesse, ivi comprese compilazione e consegna delle schede di valutazione nella Scuola Primaria. Per il momento sono esclusi gli scrutini propedeutici allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione, ma vaglieremo se procedere con l’inasprimento del blocco. Ai ‘sindacatoni’ diciamo che occorre parlar chiaro. Devono emendare gli errori del recente passato, quando accettarono il decreto legislativo 29/93, che impose, anche contrattualmente parlando, al vecchio preside la qualifica di ‘datore di lavoro’: ecco perché oggi il cerchio sta per chiudersi con la chiamata diretta e discrezionale dei docenti (proprio come nelle scuole private), con l’eliminazione persino della titolarità di istituto e la morta gora di un ‘organico’ impiegatizio e senza diritti. Altrettanto occorre fare relativamente alle norme sul diritto di sciopero: così come i docenti, col piano Renzi, nel pubblico (e non solo) sarebbero gli unici a perdere la titolarità sul posto di lavoro, già sono i soli lavoratori a vedersi scippare l’intera giornata se scioperano oltre un’ora. Si tratta della vergognosa ‘ultrattività’: così, col placet dei sindacati pronta-firma, sul finire degli anni ’80, cercarono di stroncare il blocco degli scrutini dei nascenti Comitati di base. Se lo ricorda Nigi, dello SNALS, che ha minacciato sino a ieri questa forma di lotta? Se lo ricorda Rino di Meglio (Gilda) come all’epoca, anche contro il suo sindacato, venne statuita ‘l’illegalità’ di un blocco superiore a cinque giorni? Quegli accordi vanno denunciati, subito, e lo devono fare proprio i sindacati ‘rappresentativi’ che li hanno sottoscritti. È finito il tempo delle parole: il blocco degli scrutini va proclamato ora (o non c’è più tempo), ma soprattutto va fatto sul serio!
Rilievi di incostituzionalità sul DDL 2994: 1) Disparità palese sulla titolarità d’istituto tra docenti e personale ata, nonché rispetto al resto del pubblico impiego. Con il ddl 2994 gli insegnanti verrebbero inseriti in un organico dis-funzionale senza una scuola fissa, per grandi e piccole supplenze. Questo vale anche per chi andasse in esubero. I più ‘fortunati’ avrebbero un incarico triennale. 2) Valutazione impropria della funzione docente da parte di chi non ne ha le competenze: genitori ed alunni nel comitato di valutazione. Tralasciando il conflitto d’interessi è come se ai medici venisse imposto di scrivere anamnesi e terapie dietro dettatura dei pazienti. Stessa cosa per il POF (piano dell’offerta formativa), che verrebbe approvato dal Consiglio d’Istituto cancellando di fatto il Collegio Docenti. 3) Gli insegnanti sono lavoratori non subordinati. La libertà d’insegnamento è un diritto indisponibile, e non può essere toccato se non modificando la Costituzione. Venendo scelti da un dirigente scolastico con l’ausilio di un comitato di valutazione, per metà composto da genitori/alunni, i docenti diventerebbero semplici impiegati, ricattabili persino per la retribuzione ‘premiale’. 4) Il ddl 2994 confligge con i Decreti Delegati, i quali dispongono che qualsiasi impianto normativo interessi la scuola, le leggi delega ivi previste, gli atti e le circolari ministeriali, debbano venire sottoposte al parere obbligatorio (anche se non vincolante) del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, mentre il ddl lo esclude esplicitamente. Esattamente perché si rispettasse questa norma, il Consiglio di Stato ha imposto al Ministro le elezioni per il CSPI, che invece viene ‘gabbato’ dal ddl. 5) Il ddl 2994 confligge con l’art. l’art. 97 della Costituzione, ove si statuisce che “nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante pubblico concorso”, vincolo d’imparzialità per le assunzioni nel pubblico. Le garanzie di imparzialità per il personale scolastico sono attualmente assicurate da un graduazione degli aventi diritto in forza del possesso di precisi requisiti: la scelta non è discrezionale, ma ancorata ad equi parametri predeterminati, mentre il ddl prevede l’utilizzazione dei docenti persino su cattedre per le quali non sono abilitati. 6) Come previsto dalla Costituzione, non si può confondere la scuola pubblica con le scuole confessionali ed i diplomifici che non controllano neppure la frequenza. È vergognoso regalare ogni anno 460 milioni di euro, più altri 250 con contributi indiretti da regioni e comuni, a chi fa pagare rette salate alle famiglie. È immorale associare la parola ‘costo standard’ allo studente. I nostri alunni sono una risorsa che non può essere tradita per regalare contributi ed esenzioni a chi la scuola privata se la può permettere. Stefano d’Errico (Segretario nazionale)