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CARO SINOPOLI, AVRESTI POTUTO STUPIRCI E INVECE …….E’ IL SOLITO “CALESSE” ANZI NO, CARROZZONE

Caro Francesco Sinopoli,

la tormentata vicenda della contrattazione integrativa che regolamenta la ex Dad ora DDI, orribili acronimi di cui si è «arricchita» la neo lingua della Scuola ai tempi del Covid-19 è giunta alla firma e tu, pur avendo fatto la consueta “ammuina” del sindacato di lotta, in un frangente in cui la “sorte” e le regole sulla rappresentanza sindacale ti assegnavano il ruolo di “ ago della bilancia”, hai firmato, sprecando così l’ ennesima occasione data non solo al tuo sindacato ma all’ intera sinistra italiana di determinare storicamente in meglio la crisi pandemica mondiale. Un vero peccato per te, per la Flc-CGIL, per i lavoratori della scuola, per tutti gli alunni e le alunne ai quali hai consentito si rubasse un altro pezzo di futuro.


Ci sono tanti modi per affrontare un’emergenza: uno di questi è trasformare le criticità in opportunità. E l’opportunità per un sindacato non può che essere quella di migliorare ed allargare le tutele e i diritti dei lavoratori, soprattutto se si tratta dei lavoratori della scuola, i peggio retribuiti dell’Unione Europea.

Difficile, anzi impossibile ci era stato comprendere perché la Cisl e l’ Anief avessero firmato senza se e senza ma. Ma ora, di fronte alla tua capitolazione al grido di “chiederemo precise condizioni” sulle quali però non fai parola alcuna ai lavoratori della scuola, non possiamo fare a meno di paragonarti al Nennillo di eduardiana memoria (Natale in casa Cupiello) che nella sua farsesca trattativa familiare natalizia, include pure Zi’ Pascaline nella lista della salute, e ne siamo costernati. Siamo costernati perché una simile svendita dei diritti dei lavoratori della scuola e del diritto allo studio di tutti e ciascuno rischia di diventare la pietra tombale della libertà d’insegnamentoe di apprendimento, del diritto ad una retribuzione equa e commisurata alla quantità e qualità del lavoro svolto, del diritto alla salute, del diritto di tutti e di ciascuno ad una scuola libera, aperta, gratuita, del diritto di tutti e di ciascuno ad essere uguali senza distinzioni di «sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali» device, connessioni, zona geografica di residenza.

Come può essere un’opportunità un contratto che impone ai docenti, in barba alla libertà d’insegnamento, la DDI intesa come lezioni in sincrono? Dov’è la riflessione doverosa e pedagogicamente fondata, che spetta alla scienza e coscienza degli insegnanti, sulla complessità della didattica “multimediale, sul digitale inteso come un’ “infrastruttura concettuale”, piattaforma di sapere personale e collettivo, spazio in cui suono, immagine, operatività, scrittura si incontrano e collaborano alla pari, ognuno portando con sé e mediando il proprio patrimonio di risorse cognitive e metacognitive, tecnologia cognitiva che dà luogo ad una nuova olistica della percezione e dell’elaborazione del sapere e dei saperi?

A noi sembra che quanto scritto in quel Contratto e, contra legem divulgato in una nota, dall’alacre Marco Bruschi, prima che tu firmassi avallandolo definitivamente, riduca il processo di insegnamento apprendimento a mero addestramento secondo i dettami del più becero funzionalismo pedagogico. Dov’è la ratio del diritto in un contratto che non garantisce in automatico la consegna in comodato del materiale necessario per effettuare la DDI (computer, schermo, etc,) e non riconosce le spese per la manutenzione della strumentazione informatica, le spese per la connessione e altre accessorie e soprattutto non garantisce i docenti dai danni dovuti ad hackeraggio informatico, violazioni della privacy propria o altrui?

Dove sarebbero le opportunità di un miglioramento delle tutele in quel Contratto se ben 7 articoli, tra i quali il primo, individuando i casi in cui si può ricorrere alla DDI, recita che “fino al perdurare dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei Ministri l’attività didattica sarà effettuata a distanza attraverso la modalità di didattica digitale integrata, in forma complementare o esclusiva qualora dovesse disporsi la sospensione dell’attività didattica in presenza”? Abbiamo per caso fornito a tutti i gli studenti e tutti i docenti italiani hardware, connessioni e device ottimali? Tutti i genitori italiani hanno un’alfabetizzazione informatica tale da consentire loro di operare l’ indispensabile mediazione con i mezzi e i contenuti dell’insegnamento a distanza? Quali sono le misure di tutela della salute degli insegnanti costretti davanti al video il doppio del tempo delle «lezioni in sincrono»?

Una unità di apprendimento, lezione, attività didattica a distanza va preparata e caricata facendo i conti con una strumentazione informatica e con delle connessioni che non sono per tutti le stesse.

È un’opportunità propinare la DDI al personale in quarantena contraddicendo la legge che equipara tale condizione al ricovero ospedaliero? Quegli insegnanti subiscono una reclusione forzata e l’isolamento domestico, spesso in ragione di un esposizione al contagio che avviene sul luogo di lavoro e in itinere. Cosa sarebbe, una punizione? Ed una volta stabilito il precedente, chi impedirebbe ai Dirigente, in futuro, di chiedere la stessa prestazione in caso di malattia? Ci si rende conto del vulnus contrattuale aperto? E dell’altro vulnus che si crea quando si costringono gli insegnanti a disposizione ad operare in qualità di vigilanti passivi delle classi rimaste a scuola?

Quale articolo del Ccnl vigente prevede che il docente svolga questa passiva vigilanza? Non è questo un modo per modificare in peggio lo stato giuridico approfittando dell’emergenza?

Il comma 3 dell’articolo 1 è sconcertante: “la DDI sarà svolta anche dal docente in quarantena fiduciaria o in isolamento fiduciario, ma non in malattia certificata, esclusivamente per le proprie classi, ove poste anch’esse in quarantena fiduciaria”.

Tuttavia nel caso in cui le stesse classi possano svolgere attività in presenza “il docente in quarantena o isolamento fiduciario, ma non in malattia certificata, svolgerà la DDI laddove sia possibile garantire la compresenza con altri docenti non impegnati nelle attività didattiche previste dai quadri orari ordinamentali”. Non crediamo siano queste le magnifiche sorti e progressive della scuola.

Non solo. Nell’apposito articolo in cui si parla di formazione è dettato che la necessaria formazione al personale docente sulla DDI, in conformità con quanto previsto dal CCNL di comparto, avviene fuori dell’orario di lavoro e senza remunerazione e per giunta, nella maggior parte dei casi, attraverso uno schermo.

In quel contratto, così come nei documenti Ministeriali, grande assente è inoltre la doverosa smentita sull’ utilizzo degli insegnanti di sostegno come tappa buchi, prevista nella nota Bruschi e la loro presenza a scuola come “assistenti” degli alunni disabili o con certificazioni Bes e Dsa anche in assenza delle classi nelle quali questi alunni sono inseriti. Dov’ è in questa norma avallata dalla tua firma, lo spirito della legge 517/77? Quella legge resta l’ eccellenza dell’ umanesimo pedagogico italiano, quello che prefigurava l’ integrazione come processo educativo il quale non si accontenta delle categorie e quindi della distinzione per deficit o per anomalie o per elementi di difficoltà nei confronti dell’ organizzazione sociale, ma cerca di vedere gli individui singolarmente, ciascuno con i proprio bisogni , per capirne in pari tempo l’originalità e gli elementi di condivisione. E questo la legge 517/77 lo afferma chiaramente, si fa stando insieme, imparando insieme, abitando la scuola insieme per essere Antonio, Maria, Giorgio, Franscesca e raggiungere così il pieno sviluppo della propria persona umana per partecipare effettivamente all’organizzazione politica, economica, sociale culturale del Paese, non un Adhd, un Asperger, un Dsa confinato nel triste isolamento di una scuola vuota e nelle pratiche riabilitative di un addestramento differenziale.

Caro Sinopoli, Abbiamo accolto con favore il vostro No di fronte a questa ennesima, imponente, definitiva svendita dei diritti di tutti, ve lo confessiamo, ci abbiamo sperato anche a dispetto del comunicato stampa congiunto con la Cgil Confederale nel quale era già chiara la definitiva capitolazione, il richiamo al ruolo di sindacato di (mal) governo. Speravamo nel tuo imprevisto colpo d’ ala perché il quel momento, caro Sinopoli, avevi in mano la carta della Storia. Le norme sulla rappresentanza sindacale stabiliscono infatti che un contratto collettivo per essere valido debba venire sottoscritto da un insieme di sindacati che rappresentino più della metà dei sindacalizzati. Le firme di Cisl e Anief non bastavano. UIL, SNALS E GILDA erano e, ci auguriamo restino, contrari. Ma tu, hai avuto paura di vincere e far vincere il futuro, ti sei piegato. Speravamo, contro l’ evidenza del dato storico, che il tuo tentennamento, come diceva Troisi, “fosse amore ( per la scuola) e invece era solo un calesse” anzi no la salita sul solito “carrozzone”.

Ma noi non siamo qui a compiangerti. Siamo pronti a dare battaglia come abbiamo fatto da trent’ anni: noi siamo l’ Unicobas, non ci spaventa andare coraggiosamente in direzione ostinata e contraria: noi abbiamo la scuola nel cuore.

Alessandra Fantauzzi (Esecutivo Nazionale Unicobas Scuola&Università)