Cib Unicobas

sito della confederazione italiana di base CIB Unicobas, sindacato di base, libertario ed autogestionario

Costruire un intervento per la libertà sindacale nello spazio europeo

Introduzione

La costruzione di un sindacato di base è sempre un fatto di lotta di classe. Nessuno spazio politico-istituzionale democratico, per quanto ampio e sicuro possa essere, può sottrarre a questo processo il suo antagonismo e il suo conflitto. 

Quello che cerchiamo di proporre con questo testo è di studiare i margini di manovra tattici e la carica strategica che possiamo accumulare intervenendo sulle questioni del regime di potere in cui viviamo e agiamo.

A ogni livello di produzione di norme, entra in gioco un insieme di contraddizioni (legittimità, giustizia, politica) che finisce sempre per postulare che il regime di potere tende sempre a superare la legge che lo limita (un po’) per agire con discrezionalità.

Come abbiamo già scritto, partiamo dal presupposto che l’Unione Europea (UE) è una costruzione istituzionale con un certo grado di coesione, con una strategia precisa, con strumenti e linee di potere che esercitano un effetto diretto sulle nostre condizioni di esistenza, sul rapporto di forze tra settori subordinati e dominanti, nel complesso gioco tra potere e contropotere. Insomma, in termini di egemonia e di leadership.

Il regime di potere presenta forti contraddizioni nel suo processo di trasformazione in una democrazia autoritaria o, se meglio si intende, in un’oligarchia liberale. C’è una contraddizione tra i solchi di un’istituzione democratica (e non semplicemente democratico-borghese) e l’ingresso di un dispositivo di dominio oligarchico-liberale. La volontà e le richieste di emancipazione si scontrano sempre più fortemente con il progetto oligarchico e neoliberale.  Il movimento operaio svolge un ruolo decisivo in questo senso, ma non è l’unico collettivo che agisce in questa contraddizione. Le nostre rivendicazioni, provenienti dal mondo del lavoro, sono legate ad altre aspirazioni di altri settori e stanno forgiando un progetto federativo di emancipazione.

Esiste una lotta di classe che tutti percepiamo, viviamo e rafforziamo, che è intimamente legata all’esistenza di contraddizioni all’interno del regime di potere stesso. La lotta sociale e l’autonomia popolare energizzano e accentuano queste contraddizioni. Il sindacalismo di lotta può e deve intervenire in questo campo di contraddizioni interne per migliorare l’equilibrio di potere, per cambiare la configurazione del possibile. Parte di questo intervento corrisponde a un compito politico-culturale, a un’opera di educazione popolare.

Non c’è quindi intervento in campo democratico-istituzionale o giuridico senza un’azione di base, senza un lavoro di educazione popolare, senza un legame intimo tra il lavoro di organizzazione e quello di lotta. Ci possono essere momenti di relativa autonomia tattica, ma ciò che è strategico è il processo di costruzione dell’organizzazione dei salariati.

Preparare il terreno   

Abbiamo definito quello che i capitalisti e i centri di potere chiamano “percorso critico”. Vale a dire la formulazione di obiettivi chiari e, per quanto possibile, precisi, in coesione con i mezzi che possiamo mettere in campo e il tempo che assegniamo al nostro lavoro.

Si tratta di strappare al campo normativo del regime di potere tutti gli elementi che facilitano la costruzione del sindacalismo di base nello spazio UE.

Per affrontare questo processo, dobbiamo imparare a conoscere i punti di riferimento fondamentali, l’apparato, i criteri di gestione, le linee di comando del regime di potere. Naturalmente, non possiamo aspettare una conoscenza perfetta per iniziare ad agire, che non raggiungeremo mai completamente da soli. Ma possiamo avviare un processo di lavoro (che avrà certamente un impatto sullo sviluppo del nostro intervento di educazione popolare) con i mezzi e le conoscenze già accumulate.

L’interazione tra le costruzioni normative, con i loro elementi di concretizzazione, a livello di apparati statali nazionali e persino a livello regionale e comunitario, può essere utilizzata in larga misura. Anche in questo caso, ovviamente, si tratta delle possibilità esistenti a livello di OIL, ONU e degli apparati collegati a queste istituzioni. Ciò che è più avanzato, a qualsiasi livello, da qualsiasi livello, deve servire come base per il nostro intervento. Questa dialettica di settori implica che dobbiamo imparare a muoverci con disinvoltura, immaginazione e inventiva.

Il rapporto dialettico tra le diverse costruzioni normative e il nostro sfruttamento delle relative contraddizioni è una leva che ci permette di muoverci, di avanzare.

Agiamo per ampliare il quadro e lo spazio democratico-istituzionale al fine di costruire, con la massima facilità possibile, un sindacalismo di base. Ma senza illusioni democratiche. Il terreno politico-sindacale mantiene legami evidenti con il terreno democratico-radicale, senza sottomettersi ad esso, cercando convergenze e salvando sempre l’indipendenza. Autonomia popolare.

Un passo avanti, non un passo indietro  

Per questo, partiamo dal punto di vista che le costruzioni istituzionali (comprese quelle giuridiche, ovviamente), a livello europeo o globale (OIL) hanno un referenziale generale che ci dà una base per agire nel campo, ad esempio, della legittimità o della contro-egemonia) per cercare il confronto, certo, ma anche per avviare disposizioni più aperte, interessanti per ciascuno dei punti del nostro intervento militante.

Come abbiamo già detto, per questo è necessario lavorare sistematicamente su quanto viene prodotto a livello europeo (UE ma anche Consiglio d’Europa) e globalista (OIL), con i rispettivi punti di riferimento, con l’interazione tra il livello nazionale e gli altri livelli.

È necessario sperimentare come l’uno si apra sull’altro e reciprocamente. La dimensione europea e globalista può contribuire a modificare o orientare gli assetti politico-istituzionali in ambito nazionale o regionale.

Ad esempio, un uso sistematico e combinato delle disposizioni dell’OIL sulla libertà di associazione e di quelle che regolano la tutela dei sindacati minoritari può consentire un’operazione fortemente destabilizzante in seno al Comitato per la libertà di associazione, con una battaglia legale dalle prospettive molto ampie.

Lo stesso vale per la difesa del nostro diritto di esistere come sindacati minoritari. L’intera UE è costruita sul principio della “concorrenza libera e non distorta”. È chiaro che nella situazione attuale non siamo in concorrenza con il movimento sindacale su questa base. Esso vive (con contraddizioni, è vero) sullo status di apparato strategico dello Stato, con le relative rendite. E non si tratta di un’astratta costruzione intellettuale, ma di una questione che determina le nostre possibilità di rappresentanza, il nostro diritto di entrare nei processi di contrattazione collettiva e persino la libertà di associazione nella sua forma più elementare, il diritto di entrare nei luoghi di lavoro e di organizzarsi.

Interveniamo a partire dai nuclei di base, con la loro azione di protesta, con la loro costruzione organizzativa, con la loro proiezione culturale, con il loro progetto di trasformazione sociale. Per progredire in questo senso, dobbiamo ampliare il più possibile:

1) i diritti sindacali, elemento integrato nella sfera politica, sociale e democratica, ma con un peso e una portata specifici per la libertà sindacale (verificare i risultati di un’azione presso il Comitato per la libertà di associazione dell’OIL e/o il Comitato per gli affari sociali del Consiglio d’Europa, con il riscontro di eventuali risultati sui meccanismi nazionali).

2) La lotta per il diritto assoluto di organizzazione con le garanzie legali, istituzionali e materiali che questo diritto comporta. Su questi elementi abbiamo già aperto dei procedimenti, uno dei quali presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. Possiamo aprirne un altro.

3) La lotta per la libera concorrenza tra le offerte sindacali.

Precisazione

Esiste un sindacalismo istituzionale che, sulla base di varie costruzioni politiche, giuridiche e istituzionali, compresa la mobilitazione di significati storico-sociali (ad esempio la resistenza antifascista), mantiene vantaggi ingiusti, una situazione che gli permette di accedere ai lavoratori a condizioni preferenziali.

Noi, dalla nostra posizione di sindacalismo minoritario, ma efficace e legittimo, possiamo sollevare due questioni:

– L’applicazione dei principi fondamentali e delle disposizioni normative di parità di trattamento con il sindacalismo istituzionale, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai lavoratori e, reciprocamente, l’accesso dei dipendenti ai sindacati, concretizzando così la libertà sindacale.

– L’indipendenza sindacale generale delle organizzazioni dei lavoratori nei confronti dei vari centri di potere che compongono il regime di potere.

Su questa base, specificheremo la nostra richiesta:

a) Il diritto di organizzarsi liberamente, senza discriminazioni (ad esempio, sottoponendosi a un contratto collettivo “dall’alto” che dirige e fa pressione sull’adesione ai sindacati).

b) Che la situazione di subordinazione o di riduzione dei diritti fondamentali non possa essere accentuata dalla “sottomissione” forzata a contratti collettivi antidemocratici e di fatto verticistici.

c) Che i lavoratori possano avere accesso ai sindacati che desiderano e che tutti i sindacati, senza condizioni, possano avere accesso ai lavoratori, entrare nei luoghi di lavoro e far conoscere le loro proposte sindacali con garanzie in termini di diritti fondamentali (protezione e diritto al reintegro per l’attività sindacale e non solo per i delegati sindacali “ufficiali”).

d) Il diritto all’esistenza del sindacato in azienda: il diritto di fondare e organizzare, il diritto di informare e offrire proposte sindacali, il diritto di azione, il diritto alla rappresentanza e alla negoziazione. Per noi, l’essenziale è progredire affinché i lavoratori abbiano la prima condizione di piena libertà sindacale: la libertà di scegliere il proprio sindacato senza pressioni, coercizioni o repressioni.

e) E naturalmente il diritto di sciopero e di manifestazione dei lavoratori e dei vari sindacati.

Da ciò deriva un lavoro di utilizzo e miglioramento delle disposizioni e del quadro giuridico-istituzionale per la protezione dei sindacati minoritari (disposizioni dell’OIL in primo piano).

Il diritto di organizzarsi liberamente (libertà di associazione e anche indipendenza sindacale) significa muoversi per accedere a ciò che esiste e può essere attivato, ma anche rivendicare nuovi diritti o chiarire quelli esistenti: la delega sindacale; il diritto di negoziare ai vari livelli di intervento sindacale; i diritti di garanzia dell’azione sindacale, cioè la funzione aggregante, organizzativa e giudiziaria del sindacato.

Riassumendo

Come abbiamo scritto all’inizio di questo testo, il sindacato non esiste perché ci sono diritti o quadri o meccanismi istituzionali, insomma, per condizioni “favorevoli” di natura in ultima analisi istituzionale. Il sindacato esiste per la sua capacità di azione e mobilitazione, e cerca le condizioni istituzionali più favorevoli, anche a livello istituzionale.

Il sindacato è anche una negoziazione, la concretizzazione di un equilibrio di potere, la capacità di creare o migliorare situazioni, la capacità di modificare con l’azione il terreno negoziato (concordato) da altri.

La lotta per l’accesso a mezzi e luoghi con pari diritti è un’esigenza vitale. È urgente e possibile fare pressione sulle autorità, intervenire in tutti i luoghi in cui è in gioco la difesa dei lavoratori, studiare come rafforzare posizioni e diritti.

Per capirci, non pretendiamo di vincere grandi cose, tanto meno in fretta, ma possiamo rendere visibili le cose, creare una narrazione, inscrivere un discorso, rivendicare un altro possibile. E questo muove le cose.

Non pretendiamo che tutto sia possibile in una volta sola, né vogliamo produrre un testo magico. Dobbiamo fare un processo di lavoro che metta insieme i diversi livelli e meccanismi, con la loro portata.

Vediamo almeno 4 strati che possiamo mettere in tensione. Questo può essere fatto con un’economia di mezzi, un collegamento tra l’azione istituzionale, quella di base e il processo di educazione popolare:

1.           Il Consiglio d’Europa, nel suo Comitato per i diritti sociali, con il sostegno della Carta europea dei diritti sociali. È abbastanza semplice lanciare un’azione, ma è necessario determinare un obiettivo preciso e generalizzabile.

2.           Il Comitato economico e sociale dell’UE, al quale possiamo cercare di accedere attraverso il Parlamento europeo.  Anche in questo caso, occorre definire un percorso e un obiettivo precisi.

3.           La Corte europea dei diritti dell’uomo. Abbiamo un caso aperto sul diritto di rappresentanza. C’è la possibilità di aprire un secondo caso.

4.           Ottenere che un certo numero di europarlamentari ci riceva, firmi un documento con noi e ci dia accesso a diversi organi, in primo luogo al Comitato economico e sociale.

5. E naturalmente l’OIL e il Comitato per la libertà di associazione.

In questa battaglia, c’è una dimensione difensiva che riassumiamo ancora una volta:

a) La criminalizzazione dell’azione sindacale e l’uso di meccanismi derivati dai codici penali per limitarla o annientarla.

b) La difesa della parità di trattamento in termini di rappresentatività e contrattazione, il diritto alla libera adesione e iscrizione al sindacato, oggi ampiamente violati.

c) La tutela dei sindacati minoritari, con la costruzione di un quadro di riferimento che metta a sistema gli elementi esistenti.

d) La prevenzione della repressione dell’adesione e dell’azione sindacale e le relative garanzie.

e) L’accesso a tutti i mezzi di azione sindacale.

Alcuni elementi necessari

Concretamente, ogni lavoratore, o gruppo di lavoratori, in pensione o attivi, con contratto a tempo determinato o indeterminato, nel settore privato o pubblico, deve avere il diritto di iscriversi al sindacato di sua scelta e di essere protetto da esso, senza discriminazioni. Pertanto, tutti i sindacati, senza eccezioni, dovrebbero essere garantiti, con diritti diversi:

– assemblee nell’orario di lavoro sul posto di lavoro, a livello provinciale, regionale e nazionale (compresa la possibilità di trasmissione in streaming). Questo dovrebbe essere possibile anche nelle varie unità produttive, se richiesto dal 5% dei lavoratori;

– diritto all’informazione (informazioni su questioni di lavoro, salute, sicurezza sul lavoro (piani del personale, ecc.), diritto di espressione e comunicazione);

– diritto all’affissione, alla propaganda e alla comunicazione telematica.

Calcolo della rappresentatività:

– Accesso a tutti i diritti sia nel settore pubblico che in quello privato (presenza e contrattazione nelle trattative al livello appropriato e ore sindacali retribuite durante l’orario di lavoro, o indennità annuali, pagate dal datore di lavoro pubblico o privato in quanto versate dal sindacato, con contributi pensionistici a carico dello Stato), a livello provinciale, regionale e nazionale, raggiungendo almeno il 5% dei voti validi a livello provinciale (su una lista provinciale), regionale (su una lista regionale) e nazionale (su una lista nazionale) in regolari elezioni sindacali di categoria, con sistema proporzionale. Tali elezioni devono essere previste anche a livello di ogni unità produttiva privata o pubblica, esclusivamente per la nomina dei rappresentanti sindacali nella delegazione di contrattazione decentrata di quella singola unità a prescindere dalla rappresentatività generale delle sigle di appartenenza;

– il diritto di aprire sedi sindacali direttamente nei luoghi di lavoro e di utilizzarne i locali, le strutture, i collegamenti, le linee telefoniche e i computer.

Abbiamo già precisato in un precedente incontro (riunione di Parigi) una proposta per la costituzione di una struttura di lavoro. Vi facciamo riferimento per l’ultima volta.

Questo testo è stato approvato e firmato dalle seguenti organizzazioni sindacali:

– Confederación Intersindical / Stato spagnolo

– COBAS – Confederazione dei comitati di base / Italia

– COBAS Sardegna / Italia

– UNICOBAS / Italia

– SYNDIBASA / Alliance des syndicats de base / Svizzera

– Unione sindacale SOLIDAIRES / Francia