di Davide Rossi
Si apre, nella stagione delle destre anticulturali, un’avvincente stagione sindacale nella quale l’UNICOBAS può svolgere un ruolo straordinario di aggregazione e di crescita. Le derive sindacali estremiste e il bigio conformismo confederale ci aprono sempre più nuovi orizzonti anche a livello intercategoriale. La C.I.B. UNICOBAS è ora il solo vero sindacato alternativo italiano. Nella scuola due colleghi su tre non sono sindacalizzati, hanno maturato un rifiuto del sindacalismo che è nostro compito dimostrare erroneo. Un numero crescente di colleghi ha votato per le destre, più per avversione verso la riforma dei cicli che per reale adesione al progetto berlusconiano. Si pone a noi l’obbligo di mostrare l’esistenza di un sindacato non ideologizzato. Il nostro è un sindacato capace di respiro, moderno, democratico, plurale, europeo, e le crescenti intese con i sindacati alternativi dell’Unione Europea lo dimostrano, un sindacato che fonda la sua azione sulla libera partecipazione volontaria dei suoi iscritti. Oggi gli insegnanti hanno bisogno e vogliono essere tutelati, vogliono garanzie forti e chiare, perchè libertà di apprendimento e libertà di insegnamento restino patrimonio fondativo della Repubblica e irrinunciabile e inviolabile diritto di espressione e democrazia. L’attacco alla scuola come istituzione che promuove cultura viene da lontano, già nel 1995 l’ex ministro Giancarlo Lombardi al convegno veneziano di Confindustria diceva: ” …si devono formare menti d’opera emancipate dal sapere crtico.” L’attacco è proseguito e oggi più che mai è il tempo di rsposte chiare, per noi e per tutti i colleghi, inequivocabili, determinate. Quali? Forse risposte neoegualitarie che non valorizzino davvero e positivamente i talenti e le energie che la maggioranza di noi riversano, con passione e con entusiasmo, nella scuola? Certo no. Occore garantire gli insegnanti perchè mai più, mai più, presidi, commisioni e concorsoni, si arroghino il perfido e insieme insulso diritto di giudicare, valutare, discriminare. L’UNICOBAS chiede da anni rigore e metodo nella selezione degli insegnanti, chi seglie la strada dell’insegnanto deve seguire un corso universitario abilitante capace di coniugare teoria e tirocinio pratico, sostenere esami selettivi e quindi entrare nella scuola, chiudendo per sempre la pagina indecorosa e vergognosa di un precariato vessato e angariato, anche se composto nella stragrande maggioranza di ottimi elementi. Gli insegnanti vogliono che la scuola torni ad essere luogo fecondo e attivo di trassimissione e riscoperta dei saperi, non il grigio e burocratico luogo di sterile proposizione di nozioni generali, superficiali e flessibili. I colleghi, nella stragrande maggioranza, vogliono rispetto e dignità. Ma il riconoscimento sociale nasce anche dalla nostra capacità di decidere, con senso di responsabilità e autonomia, chi siamo e quali sono le regole fondamentali che informano il nostro lavoro. Vogliamo forse uccidere ogni ultima speranza presente nella categoria offrendo al legislatore di turno il potere di inventare machiavellici strumenti di coercizione e di offesa? No! Basta! Siamo noi a dover decidere del nostro agire e del nostro futuro, nell’interesse della società e dei giovani. In questo quadro qualunque sindacato serio e responsabile, moderno, autonomo, europeo ha di fronte un solo obbligo, quello di trovare la formula che garantisca al massimo le libertà di insegnamento e di apprendimento. Questo non può che essere l’Ordine degli Insegnanti. Solo così si potrà uscire dalla logica del servizio che ci ha schiacciati nel pubblico impiego dimenticandosi la specificità, l’atipicità, l’unicità, del ruolo docente. Chi può valutare l’arrichimento umano di un docente che studia, legge un libro, visita una mostra, segue una proiezione cinematografica o uno spettaccolo teatrale? Dobbiamo forse cedere alla deriva aziendalista rinunciando a difendere e a promuovere i valori e gli ideali che contraddistinguono chi quotidianamente varca i portoni delle scuole con la gioia di partecipare alla ricerca educativa? Non cogliere l’obbligo che come sindacato abbiamo nei confronti della categoria, l’urgenza che viene dal basso, in forma autorganizzata, scuola per scuola, per la creazione di un Ordine degli Insegnanti, capace di riconoscerci senza forzature esterne i compiti che ci chiamiamo ad onorare, vuol dire abbandonarsi a schematismi superati, vecchi, inutili e controproducenti, capaci di demoralizzare e demotivare ancor di più ciascuno di noi. Nel guado delle vecchie consorterie, del sindacalismo che dice sempre “sì” o dice sempre “no”, l’UNICOBAS ha il dovere di rispondere all’appello di tutela che sorge da ogni scuola. Perchè questa è la proposta più autenticamente sindacale, la sola e indispensabile proposta che con forza dobbiamo far giungere a tutti i docenti italiani che altro non aspettano, perchè si riacquisti il coraggio della libertà, perchè si veda difeso l’impegno sincero per i ragazzi e per la cultura, perchè la scuola è il più grande patrimonio della nostra Repubblica e mai più l’arrogante violenza ignorante del dispotismo economico, pervasivo della politica, possa permettersi di fare strame della cultura scientifica e umanistica che vogliamo garantire alle giovani generazioni, senza le quali, private del necessario aproccio critico al mondo, non esisterà, per nessuno, alcuna libertà. L’Ordine è ciò che gli insegnati italiani aspettano e chiedono, nostro compito è gettare le basi per realizzarlo.