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Insegnanti ed Ata devono sapere! TUTTI I CONTI SUL CONTRATTO: LE PESANTI CONTRADDIZIONI DI MAMMA CGIL

Un serio studio della FLC-CGIL di Torino (pubblicato sul relativo sito) denuncia quanto, qualifica per qualifica, abbiano perso docenti ed ata con il blocco contrattuale.
Limite di questo studio è non tener conto del fatto che l’ultimo aumento del precedente contratto risale al 2006 e che il blocco effettivo data quindi ormai 11 anni (12, visto che l’intesa sul rinnovo promette di metter mano agli stipendi solo da Gennaio 2018). Ma questo è un limite comprensibile (anche se non del tutto accettabile) se si tiene conto del fatto che la FLC-CGIL è stata compartecipe della triennalizzazione della vigenza contrattuale per la parte economica (che prima era biennale) concordata a suo tempo col liberista Tremonti, cosa che ha allungato il periodo di ‘vacanza’ nascondendo l’ulteriore truffa di un anno (per questo Confederali & C. parlano di un blocco di soli 10 anni).
Suo merito, invece, è quello di fornire una fotografia precisa e spietata della perdita del potere d’acquisto subito in questi anni di crisi dai lavoratori della scuola, immagine che, anche se calcolata al ribasso perché confrontata col tasso inflattivo dichiarato dall’ISTAT (e non certo con quello dell’inflazione reale), rende in modo molto credibile e tutt’altro che ‘estremista’ la totale debacle degli stipendi della scuola (i peggiori della UE). Stipendi peraltro già falcidiati senza pietà dalla manovra speculativa parallela all’introduzione dell’euro, quando il primo contratto (firmato sempre dalle OOSS ‘maggiormente rappresentative’ assai con il liberista Tremonti) rese solo il 2% del 50% perso in termini di potere d’acquisto.
Vediamo i dati elaborati dalla FLC-CGIL di Torino: 1) un collaboratore scolastico ha perso 11.128 euro netti; 2) un assistente amministrativo/tecnico ha perso 12.500 euro netti; 3) un coordinatore amministrativo/tecnico ha perso 15.120 euro netti; 4) un dsga ha perso 17979 euro netti; 5) un docente della primaria ha perso 15.303 euro netti; 6) un itp ha perso 15.573 euro netti; 7) un docente delle medie ha perso 16.823; un docente delle superiori ha perso 17.507 euro netti.
La contraddizione della FLC-CGIL sta tutta nei dati (di fatto). Come si fa a firmare, come quest’Organizzazione fece nel Novembre 2016 (creando peraltro ad hoc l’illusione in 3 milioni di dipendenti pubblici, che si apprestavano a votare proprio il 4 Dicembre sulla controriforma renziana della Costituzione, di un contratto che sarebbe arrivato nel 2017) un’intesa per 85 euro lordi di ‘aumento’ a fronte di un massacro salariale del genere? I conti sono presto fatti (e questa volta li facciamo noi): se anche avessimo tutti (ma chi sta nelle posizioni più basse ed ha meno servizio prenderà di meno) e subito (da Gennaio) 45 euro netti avrà in busta paga 585 euro l’anno in più e precisamente, a fine vigenza contrattuale avrà avuto solo 1.755 euro complessivi, a fronte di circa 15.000 euro persi negli ultimi 10 anni (ai quali andrebbero aggiunti altri 3.000 euro netti persi negli altri due anni di blocco – i primi – non conteggiati). Infine, se non c’è neppure alcun recupero, di quali ‘aumenti’ cianciano governo e Confederali? Quanti anni servirebbero per recuperare il maltolto, e quanto altro perderemo nel frattempo? La verità è che con un contratto così faremmo un altro pesante salto indietro, divaricandoci ulteriormente dalla media retributiva della UE.
La verità è tenuta ben nascosta, ma non solo rispetto al quantum del contratto. La questione principale è stata la privatizzazione del rapporto di lavoro imposta dai tempi del governo Amato con il Dl.vo 29/1993 (che mantenne invece nella funzione pubblica e con le regole precedenti gli universitari, i magistrati, i militari ed altri). Imbrogli contabili, petizioni e chiacchiere stanno a zero. La vera lotta per il contratto è la lotta per l’uscita della scuola (di tutta la scuola, dai collaboratori ai docenti) da quelle regole impiegatizie che impediscono per legge aumenti superiori all’inflazione programmata dal ministero dell’economia, che ci hanno tolto il ruolo (precarizzandoci con gli incarichi a tempo indeterminato e determinato) e gli scatti d’anzianità biennali vigenti prima del contratto del 1995 (trasformati in lenti ‘gradoni’, per pagare i quali diminuiscono gli stanziamenti per il fondo di istituto, diminuendo progressivamente la retribuzione oraria degli straordinari ata e dei progetti dei docenti). Occorre un contratto specifico per la scuola, ma anche la creazione di un Consiglio Superiore della Docenza che impedisca che la scuola da istituzione divenga servizio per gli interessi della casta e dei sindacati di partito, dei faccendieri, del privato, del minimalismo culturale dell’impresa, e che difenda il bene costituzionale supremo della libertà d’insegnamento, unica garanzia per la libertà d’apprendimento e per la scuola pubblica, laica e di qualità. Scioperiamo compatti ed assediamo il Ministero dell’Istruzione il 10 Novembre!
Stefano d’Errico (Segretario nazionale dell’Unicobas)