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Non disponibilità alle prove INVALSI

Dionen

Apr 15, 2013

Al Dirigente Scolastico Al Collegio dei docenti
Al Consiglio di Istituto
Ai rappresentanti dei genitori delle classi interessate

Pc: al Presidente dell’Istituto INVALSI
Commissario Straordinario: dott. Paolo Sestito
Villa Falconieri, via Borromini 5 – Frascati (Rm)

all’ U.S.R. Lombardia
dott. Giuseppe Petralia
via Ripamonti, 85 – 20141 – Milano

al M.I.U.R
Prof. Francesco profumo
Viale Trastevere, 76/a – 00153 ROMA

Oggetto: rilevazione degli apprendimenti INVALSI

Nell’Istituto Comprensivo “G. Marconi” di Concorezzo è stata prevista la partecipazione al progetto dell’INVALSI sulla rilevazione degli apprendimenti degli alunni e alunne per le classi seconde e quinte della scuola primaria.

Perché no, giuridicamente parlando.

In prossimità della scadenza prevista per l’effettuazione delle prove Invalsi, le insegnanti firmatarie hanno esaminato la “nuova” documentazione fornita dal Servizio Nazionale di Valutazione e dal Ministero, in particolare il Regolamento 8 marzo 2013 previsto dal decreto legge n.225 del 2010 convertito in legge n.10 del 2011 sul Sistema nazionale di Valutazione.
Dai documenti non risulta nessun obbligatorietà per i/le docenti né nella somministrazione né nella correzioni delle prove, mentre invece sono previsti il “concorso istituzionale” delle istituzioni scolastiche e il coinvolgimento del Collegio Docenti (CM 6830).

Anche il “Decreto sulle semplificazioni (5/2012)” non prevede alcun cambiamento sostanziale; all’art.51, infatti, si parla delle “rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti” come “attività ordinaria di Istituto”: questo vuol dire che rispetto alle prove Invalsi, come avviene per i viaggio di istruzione , gli Organi Collegiali e i singoli docenti hanno libertà di decisione e i singoli docenti non sono obbligati ad aderire.
A nostro parere, senza una delibera del Collegio che approvi l’adesione e collaborazione alle prove Invalsi, le prove stesse non possono essere né programmate né svolte e ogni passo in tal senso si configura come illegittimo.
Inoltre la somministrazione delle prove non è prevista come strumento o come attività nè nel Piano dell’Offerta Formativa del nostro Istituto, né di conseguenza nelle nostre Programmazioni Annuali .

Come ultima osservazione negativa all’utilizzo di questo sistema di valutazione, sottolineiamo anche l’uso di ingenti risorse economiche che risultano eccessive nel contesto storico che viviamo in cui i finanziamenti alle scuola statali, da parte dello Stato, sono stati ridotti drasticamente.
Quanto ci costa l’Invalsi? Si hanno indicazioni solo non ufficiali, fra loro non concordi: dai 9 o 11 mln fino ai 20 mln di euro/anno. I soli test costerebbero 2 euro ad alunno cioè quasi 5 mln senza contare stipendi e spese generali. Queste sono solo le spese vive contabilizzabili nel bilancio Invalsi. Troppe!

Perché no, didatticamente parlando.
Queste prove sono ritenute, da un punto di vista didattico, negative e limitate.
Chi ha visionato le prove somministrate negli anni passati si è fatta un’idea precisa di questa negatività.
Le prove sono uguali per tutti e tutte: nella nostra pratica quotidiana invece siamo a contatto con i bambini e bambine reali e con le loro profonde diversità di ritmo e modo di apprendimento.
Il linguaggio delle prove, persino dei comandi, richiede una capacità di concentrazione e comprensione che supera quella che riconosciamo nei nostri alunni e alunne. Le insegnanti non hanno mai pensato di organizzare e mettere in pratica verifiche di questo tipo durante l’ anno scolastico.
I “concetti” messi in campo e “valutati” provengono da tutti gli indirizzi cognitivi collegati alla disciplina (in matematica ad esempio: si va dal concetto di numero nel senso più vasto, alle operazioni, alle frazioni, alla risoluzione dei problemi, alla geometria, al sistema metrico decimale ecc.). Inoltre fanno riferimento a tutto il lavoro svolto ad iniziare dall’ anno scolastico precedente e magari, non ancora affrontato nell’anno scolastico in corso.
Il tempo di somministrazione è troppo limitato rispetto alle richieste di applicazione fatte ai bambini e bambine. Lo sforzo mentale che si richiede per passare da un campo cognitivo all’altro, da un concetto ad un altro ad esso disgiunto e molto distante, esige che una rete connettiva forte e motivante lo contenga e lo sostenga, rendendolo possibile.
Il contesto di somministrazione, senza la presenza delle insegnanti di riferimento, comporta una evidente interruzione dell’esperienza scolastica conosciuta, creando in alcuni casi stati di ansia negli alunni e alunne più sensibili.
Le prove riguardano solo due discipline, lingua italiana e matematica in netto contrasto con quanto stabilito dai programmi che impongono alla scuola di considerare come egualitari tutti i canali di comunicazione.
Non potendo o volendo partire dalla conoscenza degli indirizzi didattici specifici seguiti da ogni scuola nella sua originalità, le prove INVALSI si richiamano ad una superiore dimensione tecnica definita dal legislatore.
Per l’Istituto INVALSI i bambini e le bambine con disabilità, i bambini e le bambine di altra cultura, sono invisibili. Per noi invece essi sono persone a cui dedichiamo giorno dopo giorno attenzione perché possano avere le stesse opportunità di tutti e tutte.

Queste “prove” sembrano il tentativo di voler trasformare la scuola in una fabbrica seriale di conoscenze standardizzate e predefinite, asetticamente “misurabili” e controllabili. Secondo la filosofia che emerge da tali prove, l’importante è “possedere” una vasta ed eterogenea “massa” di conoscenza da poter recuperare nel minor tempo possibile senza la partecipazione e l’aiuto di altri e altre.

Le prove INVALSI non sono frutto di un confronto con il mondo della scuola ma sono calate dall’alto. Sono uno strumento assolutamente inadeguato ed insufficiente al punto che gli stessi curatori tengono a sottolineare che il suo uso “è sconsigliato” nella didattica quotidiana, come pure deprecabile sarebbe, sempre a loro parere, che le/gli insegnanti esercitassero i loro alunni in vista delle prove riprendendo modalità e contenuti delle precedenti esperienze INVALSI. Sappiamo invece che il mondo della scuola e l’editoria scolastica si sta attrezzando per rispondere in modo adeguato alle richieste dell’INVALSI sottoponendo dal mese prima delle prove stesse i bambini e bambine ad un allenamento sterile e pedagogicamente deleterio.


Perché no, professionalmente parlando.
Se i dati raccolti dalle scuole servissero solo a dimostrare “la produttività” della scuola indagata, si potrebbe anche chiudere un occhio e lasciar scivolare l’appuntamento con disinvoltura.
Ma queste” prove” e questo “Sistema” non meritano di godere di un silenzio che facilmente può essere interpretato come un’ implicita accettazione.
E’ necessario allora che si spieghi perché questo “meccanismo” sia non solo sbagliato ma anche penalizzante per la scuola.
Innanzitutto bisogna dire che nessun insegnante rifiuta o evita controlli o rilevamenti. Tutta la nostra professione è giocata sullo scambio continuo e quotidiano con gli alunni e alunne, i loro genitori, le colleghe e colleghi e tutti gli operatori della scuola.
In ogni momento siamo sottoposti a valutazioni e giudizi ed è soltanto attraverso questa dinamica che il nostro lavoro può prendere forma e sostanza. Il confronto è quindi alla base del nostro essere insegnanti.
Va però evidenziato che dalle normative emanate e dai disegni di legge presentati si evince il ruolo preminente delle Prove Invalsi nella definizione della valutazione non solo delle competenze degli/delle studenti ma anche della professionalità della/del docente che viene valutata/o all’interno di una filosofia meritocratica che non condividiamo.
Non a caso dal prossimo anno i risultati delle prove Invalsi verranno pubblicati sul sito della scuola e nella scheda on line “La scuola in chiaro”.

Cerchiamo allora di riassumere quello che sino ad ora si è scritto:

• le prove INVALSI sono uno strumento inadeguato sia per la loro “logica complessiva” sia nella loro formulazione pratica;

• rischiano di modificare e squilibrare profondamente lo stesso Sistema Scolastico “indagato” calando dall’ esterno e dall’ alto modelli didattici e modalità operative non appropriate e spesso non condivise.

• Non apportano miglioramenti di risorse nè di opportunità alle scuole che ne hanno più bisogno

• Sono utilizzate come indicatore di merito della scuola.

• Sono utilizzate come indicatore di merito dell’insegnante .


Per tutti i motivi esposti i/le sottoscritti/e docenti si dichiarano NON DISPONIBILI

– a svolgere alcuna attività relativa alle prove INVALSI (somministrazione e correzione)


Concorezzo, lì 12.04.2013