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SCATTI D’ANZIANITA’: la storia si può riassumere così…

Dionen

Gen 8, 2014 #DL 29/93

Con il DLvo 29/93 il governo Amato, col placet di CGIL, CISL, UIL, privatizza il rapporto di lavoro della Scuola (ma non dell’Università, dei magistrati, dell’esercito, della sicurezza). Questa è il primo passo essenziale dell’impiegatizzazione del corpo docente.

Prevede che non esista più il ruolo: l’icarico a tempo indeterminato era istituto dei precari, ma il ruolo era anche uno scudo a garanzia dell’autonomia professionale della funzione docente, a garanzia del rispetto del dettato costituzionale sulla libertà di insegnamento, tipico del lavoratore ‘non subordinato’ e professionale (valutabile, in caso di controversie, solo da chi ha competenze per farlo, nel nostro caso con i consigli di disciplina eletti previsti dai Decreti Delegati). L’eliminazione del ruolo, e la contestuale trasformazione del preside in ‘datore di lavoro’, prefigura già la trasformazione successiva di questa figura in ‘dirigente’ (ruolo aziandalista che confligge con la comunità educante e con l’ambito collegiale e democratico di autogoverno della scuola). Il dirigente, introdotto con la cd ‘autonomia’ nel 2000, diverrà poi, grazie a Brunetta (che nel 2008 abolì i consigli di disciplina) l’arbitro assoluto di ogni controversia disciplinare, insieme all’Ufficio Scolastico Provinciale, che decidono ‘inaudita altera parte’. Infine, come avrebbe voluto la Aprea con il suo ddl (nonché l’attuale Ichino), sarebbe divenuto anche l’arbitro delle assunzioni scuola per scuola senza controllo pubblico ed il ‘valutarore’ delle ‘performance’ di qualità’, come peraltro vorrebbe anche la Carrozza con la delega chiesta al governo Letta in materia di ‘riordino’ (smantellamento) di quel che resta degli organi collegiali. Di fatto oggi restano solo il Collegio Docenti ed il Consiglio di Istituto (che vorrebbero trasformare, non a caso, in ‘consiglio di amministrazione di scuole-fondazioni). I Consigli Scolastici Provinciali non esistono più dal 2000, gli insegnanti non eleggono più il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione dal 1997: se avessero tolto organismi di tale importanza a qualsiasi altra categoria professionale ci sarebbe stata un’insurrezione, mentre noi abbiamo persino avuto un ministro che intendeva ‘valutarci’ a quiz, come poi imposto agli studenti con il dozzinale metodo Invalsi…
Il secondo diktat del Dlvo 29/93 è legato alle retribuzioni. Dal 1995 non possiamo, per legge, avere ‘aumenti’ superiori all’inflazione programmata (per gli anni a venire) dal Ministro dell’economia pro-tempore. Vale a dire dal nostro datore di lavoro. Così i docenti, già ultimi all’epoca per retribuzioni nella UE, hanno visto congelarsi la loro posizione. Inutile quindi, dal contratto del 1995 (che, grazie alla firma di CGIL, CISL, UIL, ha sancito l’acquisizione dei dettami del Dlvo 29/93), parlare di ‘contrattazione’: per lo specifico scuola non possono più esistere ‘aumenti’ pensionabili: solo, in aggiunta, mance legate a presunti ‘meriti’ mai stabiliti.
Dulcis in fundo, la vexata quaestio degli automatismi d’anzianità. Il Dlvo 29/93 li elimina del tutto. Per noi è stata seguito un ‘percorso a tempo’: il ‘congelamento’ non è che l’anticamenra dell’eliminazione degli scatti. Erano biennali e sono stati trasformati in 6 ‘gradoni’: il primo di 3 anni, i successivi tre di 6 anni e gli ultimi due di 7. Anche senza alcun rinnovo contrattuale, avremmo avuto una retribuzione molto più alta oggi se avessimo conservato quegli scatti. S’è detto che con quegli aumenti d’anzianità (che invece hanno conservato i docenti universitari, i magistrati ed i militari di carriera) ‘sarebbero andati avanti tutti, anche i cialtroni’. Però persino la Svizzera, paese liberista per eccellenza, che non prevede automatismi d’anzianità per nessuno, li conserva SOLO per gli insegnanti (e sono annuali), perché in tutto il mondo si sa bene che ad insegnare si impara soprattutto insegnando.
Per tutte le ragioni su addotte, l’Unicobas richiede un contratto specifico per la scuola fuori dall’area del puibblico impiego (dove non è prevista certo la ‘libertà di impiegamaneto’) e l’istituzione di un Consiglio Superiore della Docenza (con diramazioni provinciali), adibito a garantire, così come per la Magistratura, l’autonomia e la terzietà della Scuola pubblica. Senza tutto ciò la privatizzazione della scuola e la sua subordinazione alle caste della politica ed agli interessi economici di parte, è sicura.
Stefano d’Errico (Segretario nazionale dell’Unicobas Scuola)