Cib Unicobas

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MANIFESTIAMO CONTRO IL DECRETO SOSTEGNI BIS E LA SCUOLA

CONTRO IL DECRETO SOSTEGNI BIS E LA SCUOLA AZIENDA DEL RECOVERY FUND
IN DIFESA DEL DIRITTO ALLA SALUTE E ALL’ISTRUZIONE
Ancora una volta, dopo le riuscite iniziative dì protesta e gli scioperi dì settembre e maggio, COBAS SARDEGNA, CUB, UNICOBAS e USB scendono in piazza il 21 giugno per opporsi con  fermezza al Decreto Sostegni bis e alle linee politiche del Recovery Fund. Una data fondamentale, alla quale seguirà l’iniziativa del 22 e 23 giugno contro il G20 su Istruzione e lavoro convocato a Catania.Il 21 giugno manifestiamo innanzitutto per contrastare il progetto di privatizzazione della scuola pubbfca statale, sempre più sottomessa, per esplicita volontà dell’esecutivo Draghi, alla logica del mercato e del Capitale. Il Recovery Fund è una grande trappola che indirizza ancora di più i sistemi formativi nell’alveo delle politiche ordolìberìste dei paesi OCSE, pienamente in linea con gli indirizzi prevalenti all’interno del G20, che si appresta, come già detto, all’appuntamento del 22-23 Giugno a Catania, con la sessione su Istruzione e lavoro.

Il 21 giugno occorre manifestare per smascherare l’insopportabile narrazione mainstream che vorrebbe normalizzare una realtà che risulta ancora oggi emergenziale. L’anno che si è appena
chiuso, cosi come quello die verrà, non ha nuHa dì normale. Restano ancora aperti tutti i problemi strutturali che da anni denunciamo e che ci avevano portato, il 6 maggio, a indire una
giomata di sciopero del comparto. Gli organici continuano a essere sottodimensionati rispetto ai reali bisogni di studenti e studentesse. Il numero dì precari continua a essere altissimo e non saranno i concorsi fersa previsti nel DL Sostegni bis a risolvere la piaga storica dei precariato. Si aggravano gii assurdi vincoli pluriennali alla mobilità del personale che, con il
decreto “Sostegni bis”, sono imposti non solo ai neoassunti ma anche a tutto il personale trasferito. Le scuole continuano a essere luoghi poco sicuri e funzionali alla didattica. Servono
più docenti, meno alunni per classe, aule più grandi, DPI adeguati (non certo le mascherine chirurgiche di dubbia efficacia di cui sono piene le scuole e che quasi nessuno indossa,
preferendo portarsele da casa), la sanificazione dell’aria, lampade anti-Covid, un sistema di trasporti territoriali reaimente in grado di gestb-e i flussi di studenti e lavoratori che ogni
mattina si recano a scuola e a lavoro, un sistema di tracciamento efficace, una campagna vaccinale che si concluda almeno prima di settembre.
La soluzione a questi problemi non è semplice, ma a nostro avviso esiste un obiettivo di fondo necessario: allineare la spesa per l’istruzione alia media europea e, parallelamente,
aumentare in modo netto gii stipendi dei lavoratori della scuoia, adeguandoli alia media europea.
Si tratta di mettere in campo circa 30 miliardi di euro e investire davvero nella scuola pubblica destinandole subito almeno:
– 7 miliardi di euro necessari per l’immissione in ruolo di tutti 1 precari (docenti e ATA) a partire da quelli con 3 anni di servizio.
– 13 miliardi di euro per un investimento pluriennale per la riqualificazione, la messa in sicurezza e rampiiamento degli edifici scolastici.
– 7 miliardi di euro per un per un rinnovo contrattuale che preveda un congruo aumento degli stipendi per i lavoratori della scuola (peggio pagati in Europa), più il necessario per
un immediato riconoscimento economico relativo al maggiore impegno di docenti ed ATA svolto durante l’epidemia Covid.
– 200 milioni di euro per la risoluzione della vertenza ATA ex EE.LL